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Esplorazioni floristiche nel territorio pratese e sua suddivisione geografico-amministrativa

                     LE ESPLORAZIONI FLORISTICHE DEL TERRITORIO PRATESE

          E SUDDIVISIONE GEOGRAFICO-AMMINISTRATIVA

 

 

I PRIMI ESPLORATORI

Lo studio floristico della Provincia di Prato risale all’inizio del XVIII sec. e fu iniziato da un abate vallombrosano, Bruno Tozzi (1656-1743), uno dei primi scienziati in Italia a dedicarsi allo studio naturalistico; egli in particolare concentrò la sua attenzione sulle specie vegetali e fungine; fu socio della Società botanica di Firenze e di quella Reale di Londra e, insieme ad altri monaci vallombrosani, fu anche maestro ed amico di uno dei più celebri micologi e botanici italiani, Pier Antonio Micheli.

I dati delle sue erborizzazioni nel Pratese (estese anche a molti altri territori) sono ricavati da alcune lettere, conservate nel fondo “Conventi soppressi” della Biblioteca Nazionale di Firenze, che egli scrisse ai suoi confratelli elencando le piante che andava via via incontrando nelle sue escursioni. Utilizzò, per denominarle, una terminologia precedente a quella inaugurata da Linneo che è quella ancora in uso. Percorse ed analizzò vari territori del Pratese fra il 1701 e il 1703: il Monteferrato, la Calvana, l’Appennino di Vernio, la strada che da Prato porta a Vaiano, la piana fra Prato e Poggio a Caiano fino all’Arno.

Sono un’ottantina le specie vegetali riportate nelle sue lettere e tutte rappresentano una novità assoluta per il nostro territorio. Il suo lavoro è oggetto di un recente studio di A. Soldano e G. Gestri in corso di pubblicazione sugli Atti della Società Toscana di Scienze Naturali di Pisa.

Successive erborizzazioni della nostra Provincia, soprattutto fra la fine dell’ottocento e gli inizi novecento, sono state effettuate da un gran numero di illustri botanici, appartenenti per lo più dell’Ateneo fiorentino, che si sono recati in particolare sul Monteferrato (Parlatore, Groves, Levier, Sommier, Marcucci, Caruel, Chiarugi, Lacaita, Pampanini), territorio nel quale, per la sua costituzione geologica ofiolitica, vegetano piante non reperibili su altri substrati. Vanno citati inoltre per il Monte Javello e per l’Appennino di Montepiano un articolo di Sommier del 1890 ed un altro, per il solo Montepiano, di T. Caruel del 1893 con il reperimento di un limitato numero di specie a volte però di un certo pregio floristico.

I contributi delle ricerche dei primi “esploratori” botanici della nostra Regione sono stati riportati nel “Prodromo della Flora Toscana” di Caruel (1860-1864) e successivamente nel “Supplemento generale al Prodromo” di Baroni (1897-1908).

Questi due noti studiosi, con i loro lavori, hanno voluto presentare una sintesi delle conoscenze dell’epoca sulla distribuzione delle piante in Toscana attraverso l’esame degli essiccati presenti nell’erbario fiorentino e dei dati bibliografici fino allora pubblicati: le segnalazioni legate al territorio pratese sono in realtà abbastanza limitate.

Fu a partire dal 1914, con un articolo di Adriano Fiori, che la nostra Provincia inizia ad essere oggetto di ricerche floristiche più sistematiche e approfondite, con liste che iniziano ad avere una certa consistenza. Nel suo lavoro Fiori mette a confronto un elenco di piante ritrovate sul Monteferrato con uno analogo della Calvana al fine di evidenziare l’”appetenza” delle specie vegetali al tipo di substrato dei due territori (specie serpentinicole, calcicole, indifferenti).

 

Per illustrare con chiarezza le ricerche successive a Fiori, la Provincia sarà suddivisa nelle varie aree geografiche ed amministrative che la compongono così come esporremo di seguito.

Dopo una breve presentazione di ciascun ambito territoriale, riporteremo l’elenco degli studi più importanti ivi effettuati seguendo un ordine cronologico.

 

N.B: Ricceri nel 2013 pubblica un articolo sul territorio pratese nel suo complesso, ma esso è esclusivamente di tipo compilativo: l‘elenco di specie che riporta è ricavato non da indagini originali di campo, ma solo dai dati estrapolati dagli studi precedenti, senza, per altro, l’indicazione degli ambiti territoriali dei ritrovamenti stessi.

 

SUDDIVISIONE GEOGRAFICO-AMMINISTRATIVA DEL TERRITORIO E STUDI FLORISTICI CORRELATI

Il territorio Provinciale viene suddiviso essenzialmente sulla base dei lavori floristici e vegetazionali più importanti che lo hanno riguardato. Nell’elenco verrà seguito l’ordine alfabetico.

1) Appennino principale pratese

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Si indica con questa voce il complesso collinare-montuoso situato nella parte più settentrionale del territorio Provinciale; dal punto di vista amministrativo la zona posta a ovest appartiene al comune di Cantagallo e quella a est a quello di Vernio. Vi si trovano le cime più alte del territorio pratese: il Monte della Scoperta, il Bucciana, che superano i 1200 m di altitudine. Dal punto di vista climatico rappresenta la zona più “fredda” e con maggiori precipitazioni di tutta la Provincia.

La natura geologica di questa parte dell’Appennino è assai diversificata e complessa (per chi fosse interessato ad un approfondimento vedi Fastelli, Gei, Gestri, Maetzke e Marchi 2018); manca comunque la presenza del calcare alberese della Calvana o delle rocce ofiolitiche del Monteferrato; per dirla sinteticamente le piante che vi si ritrovano sono essenzialmente quelle delle aree submontane su terreno siliceo. Molta parte del territorio è ricoperta da boschi di varia composizione, fra i quali querceti, castagneti, faggete ed ampie zone coperte da rimboschimenti soprattutto di conifere.

Dell’Appennino pratese fa parte la Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo e l'area protetta dell'Alta Carigiola.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Dei lavori di Sommier 1890 e di T. Caruel del 1893 si è già detto.

Nel 1959 e nel 1960 abbiamo due tesi di laurea per l’Università di Firenze: la prima di Porciatti rivolta allo studio della Flora del Pian della Rasa e la seconda di Gioffredi della Valle della Limentra orientale.

Per quanto attiene alla conoscenza floristica e vegetazionale della Riserva Naturale Acquerino-Cantagallo hanno contribuito in più riprese Arrigoni e i suoi collaboratori: Arrigoni & al. 2001, Arrigoni & al 2002, Arrigoni & al. 2005 e Bettini & al. 2009.

Limitatamente alla Famiglia delle Orchidacee sono da segnalare i lavori di Biagioli e Gestri del 1992 e 1993.

Nel 2018 viene pubblicato un volume “L’Appennino di Montepiano - Storia e natura dei Monti di Vernio e Cantagallo in Toscana” (Fastelli & al. 2018) con un ampio capitolo sulla flora (Gestri); qui, però, non viene presentata la lista completa delle entità ritrovate, ma solo “le specie vegetali più rare, più interessanti, più curiose, più belle”.

Altri contributi sono stati ricavati da lavori più generali sulla Provincia (Ricceri 2000; Ricceri, 2002; Foggi, Venturi 2009), o su segnalazioni in riviste specializzate di nuove scoperte floristiche (in particolare sugli “Atti della Società Toscana di Scienze Naturali” per la rubrica “Contributi per una flora vascolare di Toscana”).

In più chi scrive ha elaborato, in lunghi anni di ricerca, un elenco completo delle entità ritrovate che saranno riportate nelle schede botaniche con la denominazione “new record” seguite dalla localizzazione dei ritrovamenti stessi.

2) Bargo di Poggio a Caiano

Si tratta di una collinetta di estensione assai contenuta (14 etteri) collocata sulle basse pendici occidentali del Montalbano, di cui fa parte integrante a tutti gli effetti, anche per quanto concerne la costituzione geologica (substrato acido di macigno in particolare). Il suo interesse naturalistico è legato soprattutto al fatto di essere stato recintato da un alto muro a partire dal XVI° secolo, quando venne adibito a bandita di caccia dei Signori di Firenze, i Medici; questo ha comportato un limitatissimo sfruttamento del territorio ed eccessivi interventi umani (taglio del bosco, attività agricole ecc.) restituendoci un ambiente relativamente naturale, simile a quello esistente secoli or sono.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Vegetazione e flora sono state studiate da Maugini nel 1946.

La sua esplorazione floristica, messa a confronto con quella delle vicine Cascine di Tavola, è stata aggiornata recentemente da Gestri e Lazzeri (2021): l’elenco floristico conta oggi circa 410 specie diverse (con una bassissima percentuale di piante aliene).

3) Calvana

Si tratta di un gruppo collinare e di bassa montagna che, collocata nella porzione sud-orientale del territorio pratese, estende la sua dorsale da Montecuccoli alla piana di Prato-Firenze, fino a Pizzidimonte e Calenzano, seguendo una direzione N-S per circa 16 chilometri; dal punto di vista amministrativo la zona orientale appartiene alla Provincia di Firenze e quella occidentale a Prato. I comuni del pratese sono rappresentati, da sud a nord, da Prato, Vaiano e Cantagallo.

La peculiarità principale di questo sistema di rilievi è rappresentata dalla sua natura geologica, in gran parte di calcare alberese. Vi si trovano infatti molte entità vegetali calcicole, assenti o molto rare sull’Appennino principale pratese, sul Monteferrato e sul Montalbano. Analoga natura geologica invece la ritroviamo sul Monte Le Coste (o Spazzavento) e su parte dei rilievi collinari di Montemurlo.

Nel suo complesso rappresenta un AMPIL fra i più interessanti dal punto di vista naturalistico.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Fiori nel suo lavoro del 1914 fa un primo elenco di 214 specie ritrovate in gran parte da lui o presenti nell’erbario fiorentino.

Per avere un altro importante contributo alla conoscenza della flora della Calvana bisogna arrivare allo studio di Arrigoni e Bartolini del 1997, che tracciano la carta vegetazionale del territorio attraverso un’analisi fisionomica e soprattutto una serie di osservazioni fitosociologiche dalle quali si ricava un ulteriore arricchimento del numero delle specie qui ritrovate.

Biagioli e Gestri nel 1992, 1993, apportano un contributo limitatamente alla Famiglie delle Orchidaceae.

Gestri, in un breve articolo del 2002, segnala un gruppo di specie nuove o interessanti per il territorio pratese (alcune di pertinenza della Calvana) e così Ricceri (2002 e 2006) in lavori incentrati sulle specie rare e protette della Provincia di Prato.

Il primo lavoro di ricerca specifico sulla flora completa della Calvana è di Gestri 2009, seguito successivamente da un volume in cui veniva messa a confronto la Calvana con il Monte Morello (2016). In quest’ultimo lavoro viene aggiornata la flora della Calvana sia con nuovi ritrovamenti, sia con aggiustamenti nomenclaturali ed alcune correzioni: l’elenco comprende adesso circa 1150 taxa effettivamente rilevati sul territorio.

4) Cascine di Tavola

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Si tratta di un’area di interesse soprattutto paesaggistico e storico-artistico divenuta, soprattutto per questo, Area naturale protetta di interesse locale. Rientra nelle aree di pianura del Comune di Prato, occupando una posizione collocata a sud-ovest della città stessa.

Il territorio, che un tempo era una zona umida e paludosa in ampi tratti, già da molti secoli era stato fortemente alterato dall’azione dell’uomo (drastici interventi agricoli, tagli del bosco, prosciugamento dei terreni, inquinamento delle acque ecc.) e quindi, sul piano naturalistico, fortemente degradato; vi si ritrova, infatti, un ricco contingente di piante esotiche che supera percentualmente tutti gli altri territori pratesi.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Nel 1967 Stampi, con fini prettamente agronomici, pubblica un lavoro con un discreto elenco di piante infestanti le colture di riso impiantate a scopo sperimentale in quegli anni.

Nel 2005-2006 Boretti & al. pubblicano un volumetto sulle piante delle Cascine in cui compaiono quasi esclusivamente specie arboree per lo più impiantate dall’uomo.

Infine, molto recentemente, Gestri & Lazzeri 2021 hanno effettuato una capillare indagine floristica che mette a confronto la flora del Bargo di Poggio a Caiano con quella delle Cascine di Tavola (Prato): le diverse specie vegetali qui segnalate ammontano a 508.

5) Colline di Montemurlo

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Con questo termine vengono indicati i rilievi collinari del comune di Montemurlo (con l’eccezione del Monteferrato che verrà trattato a parte) e che occupano la parte occidentale dell’Area protetta del Monteferrato. La natura geologica è composita: in buona parte è costituita da arenaria-macigno (come gran parte dell’Appennino principale) intercalata da zone argillose, marnose e con un esteso affioramento calcareo a Guzzano e Spicchio.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Non si conoscono studi floristici specifici per questa zona se non quelli riportati nel lavori di Biagioli & al. 1999 sulle Orchidee dell’Area Protetta del Monteferrato, in cui oltre alle orchidee - di cui si danno indicazioni di localizzazione precisi - vengono indicate molte altre entità genericamente qui presenti seguendo la descrizione delle varie situazioni vegetazionali. Queste ultime segnalazioni andranno ad essere inserite nella voce “Localizzazioni generiche” (vedi sotto).

Vi verranno inserite poi le altre specie di nuova segnalazione di chi scrive e quelle presenti in altri lavori bibliografici e qui da riferire.

6) Montalbano

Si tratta di un piccolo gruppo di rilievi collinari e di bassa montagna situati nella parte centro-settentrionale della Toscana, quasi uno spartiacque fra la piana Prato-Firenze e la Valdinievole; occupano la parte più meridionale della Provincia di Prato. L’ossatura della dorsale del Montalbano è costituita geologicamente soprattutto dall’arenaria-macigno. Dal punto di vista amministrativo questo territorio è ripartito fra le Province di Firenze, Pistoia e Prato; i territori comunali di pertinenza di quest’ultima sono collocati nella parte meridione del rilievo e rappresentati da Poggio a Caiano e da Carmignano.

Dal punto di vista floristico l’habitat più caratteristico ed importante qui presente è rappresentato dai così detti “stagnetti temporanei” (praticamente pozze di acqua che asciugano durante l’estate e che si formano su terreno acido e sabbioso in clima mediterraneo); essi sono situati nella zona di Prato Rosello e dintorni (Carmignano), in essi vi vegeta un corteo di pianticelle specializzate, assenti o quasi in ambienti diversi, e molto rare in tutta la Toscana.

A questo territorio appartengono le due aree protette di Artimino e di Pietramarina che, ai valori naturalistici, abbinano quelli paesaggistici della collina toscana e le testimonianze storico-culturali dell’epoca etrusca, medievale e rinascimentale.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Non esistevano fino al 2013 studi che prendessero in considerazione il Montalbano nel suo complesso; i dati del passato sono ricavati, come si è già detto più volte, da Caruel (1860-64 e 1866-70) e Baroni (1908).

Caruel, oltre ai dati di altri Autori, riporta segnalazioni di proprie di erborizzazioni effettuate nelle aree umide che un tempo erano presenti a Poggio a Caiano: queste esulano quindi strettamente dal rilievo del Montalbano e vanno ad interessare la pianura sottostante.

Le notizie presenti in Baroni sono ricavate soprattutto dai lavori di Levier & Sommier 1891 e di Sandri & Fantozzi 1895; questi ultimi autori hanno incentrato le proprie ricerche sulla Valdinievole, ma sono andati ad includervi anche la parte più occidentale del territorio di Carmignano.

Contributi più recenti sono limitati ad ambiti ristretti (Maugini 1946: Bargo di Poggio a Caiano e due piccole zone limitrofe; Arrigoni & Viciani 2001 e Viciani 2001, le aree a castagneto) o riguardano la sola Famiglia delle Orchidaceae (Biagioli e Gestri 1992), le sole piante protette (Ricceri 2002 e Ricceri & Fancelli 2006) e le emergenze vegetazionali (Foggi & Venturi 2009).

Gestri e Peruzzi nel 2013 pubblicano un volume “I fiori di Leonardo” con un’indagine floristica su tutto il territorio del Montalbano: vi vengono identificati 1303 taxa fra specie naturali e naturalizzate: quelle che ricadono nel territorio di Poggio a Caino ammontano a 600 e quelle di Carmignano a 979 (in ambedue i casi da notare la ricca biodiversità).

7) Monteferrato

Si tratta di una piccola catena montuosa costituita da tre rilievi decrescenti da nord a sud verso la pianura pratese, per una lunghezza di ca. 2,5 km; essi sono compresi tra le valli del torrente Bardena a est (Comune di Prato) e del Bagnolo a ovest (Comune di Montemurlo). Rappresentano il biotopo più importante dell’Area Naturale Protetta d’Interesse Locale del Monteferrato, istituita nel 1998 dai Comuni di Montemurlo, Prato e Vaiano (Provincia di Prato), tanto da darle il suo proprio nome. Dal punto di vista amministrativo il Monteferrato in senso stretto è di pertinenza del comune di Prato nella parte orientale e di Montemurlo in quella occidentale.

La sua importanza floristica e vegetazionale dipende soprattutto dalla sua peculiare geologia: la roccia che lo compone è infatti in gran parte di natura ofiolitica, substrato ostico per un gran numero di piante. Queste rocce hanno selezionato o hanno dato rifugio ad una serie di specie che riescono a sopravvivere ed a riprodursi su questi suoli, mentre non sono competitive sugli altri (o lo sono solo in parte). Esse vengono attualmente suddivise in due gruppi principali: serpentinofite obbligate (o endemismi del serpentino) e serpentinofite preferenziali.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Come si è detto più sopra, su questo rilievo innumerevoli sono stati i botanici che vi hanno erborizzato; le loro ricerche sono state riportate sui più volte citati lavori di Caruel 1860-64 e Baroni 1897-1908.

A. Fiori nel suo articolo del 1914 riporta per il Monteferrato un elenco di 236 specie.

Più rilevante per la conoscenza della sua flora è l’apporto di Messeri (1936): il numero di entità sale a 403, anche se, accanto a specie floristicamente importanti, vengono menzionate varietà e forme attualmente senza una significativa rilevanza sistematica. La sua ricerca è rivolta in particolare allo studio della vegetazione descrivendone 5 diverse tipologie: vegetazione delle rocce, delle pietraie, stazioni a pietrisco, stazioni con terreno abbastanza profondo e acquitrini.

Nel 1973 fu organizzato un convegno di studi incentrato sul Monteferrato. Rilevante è stato il contributo del Prof. Arrigoni, che in quell’occasione ha presentato una sintesi sul significato e sulla peculiarità della flora di questo territorio (Arrigoni 1975), e quello del Prof. Corti rivolto allo studio della vegetazione (Corti 1975).

In un successivo lavoro, sempre sul Monteferrato, Arrigoni & al. 1983 individuano altre situazioni vegetazionali e pongono l’attenzione su alcune entità serpentinicole più rilevanti, revisionandone in parte anche la sistematica.

Nel 2002 Biagioli, Gestri, Acciai e Messina pubblicano un volume a cura del comune di Montemurlo sulla flora completa del Monteferrato: “Fiori sulla pietra”. Dopo anni di ricerca ed erborizzazione le specie ritrovate e lì descritte raggiungono il numero di circa 750.

Nel 2001 gli stessi Autori pubblicano un articolo in cui vengono aggiornati i dati sulle orchidee spontanee del nostro rilievo.

Le conoscenze sulle serpentinofite si sono ampliate in questi ultimi anni, in particolare per quanto riguarda la sistematica di alcune di loro; questo in ragione soprattutto delle più approfondite cognizioni in campo genetico. Alcune specie hanno modificato la propria denominazione, altre la Famiglia di appartenenza e altre ancora sono state escluse dal novero delle “endemiche del serpentino” (Selvi 2007; Brullo & al. 2009; Gestri, Peruzzi 2010).

Un’ultima annotazione rilevante è la descrizione di una nuova sottospecie che, almeno per le conoscenze attuali, è presente esclusivamente sul Monteferrato (rappresenta un così detto endemismo puntiforme) e ne porta anche il nome: Centaurea arachnoidea Viv. subsp. montis-ferrati Ricceri, Moraldo & F. Conti (Conti & al., 2011).

8) Monte Le Coste e Poggio alle Croci

Si tratta di due rilievi collinari posti a ovest del corso del Bisenzio e che occupano la parte sud–orientale dell’ANPIL “Monteferrato” di Prato nella Toscana nord–orientale. Ricadono dal punto di vista amministrativo quasi totalmente nel comune di Prato, fatta eccezione per una piccola porzione a nord est, che appartiene al territorio comunale di Vaiano.

Hanno costituzione geologica piuttosto complessa, ma semplificando il M. Le Coste presenta un substrato in gran parte simile a quello della Calvana, calcare eocenico di “alberese” e vi si trovano quindi molte entità vegetali calcicole, nel secondo la roccia principale è rappresentata dal diabase.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Lo studio floristico di questi due rilievi è stato effettuato da Gestri e Peruzzi con un lavoro pubblicato nel 2013.

9) Pianura

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Con questa dizione ci riferiremo alle aree pianeggianti dei comuni di Prato, Montemurlo e Poggio a Caiano (essendo i territori degli altri comuni situati in aree collinari o di bassa montagna). Vi sono considerate essenzialmente le aree urbanizzate, i parchi e i giardini pubblici, i campi e le sponde dei corsi d’acqua nei loro tratti di pianura (Bisenzio, Ombrone, Bardena ecc.)

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Non esistono studi specifici sulle aree pianeggianti del Pratese (con l’esclusione di quella delle Cascine di Tavola che viene trattata a parte).

Le segnalazioni qui riportate, con poche eccezioni, sono tutte originali dell’Autore.

10) Rilievi a ovest di Vaiano

Con questa dizione ci riferiremo alle aree di bassa montagna e di collina poste a ovest della cittadina di Vaiano e che costituiscono la porzione nord-orientale dell’AMPIL del Monteferrato. Dal punto di vista geologico le formazioni più estese sono rappresentate ancora dal macigno con zone ad affioramento di argille scagliose ecc.

Gli studi floristici e vegetazionali sul territorio:

Anche su questo ambito territoriale non esistono studi specifici. C’è da ripetere quanto abbiamo detto a proposito delle Colline di Montemurlo a proposito della pubblicazione di Biagioli & al. 1999 sulle Orchidee spontanee dell’Area protetta del Monteferrato.

Le segnalazioni che verranno riportate sotto questa voce sono in gran parte non pubblicate e originali dell’Autore.

Localizzazioni generiche

Sotto questa voce verranno inserite le segnalazioni generiche per il territorio pratese, quelle per esempio riferite non ad una località geografica, ma ad un ambiente o ad una tipologia vegetazionale.

Vi saranno inserite, come si è già detto, molte indicazioni riportate nel lavoro di Biagioli & al 1999 (soprattutto quelle inserite del capitolo introduttivo sulla vegetazione), dei vari articoli di Ricceri (in particolare quelle del 2006, 2010), di Foggi & Venturi 2009 sugli Habitat ecc.

 

              AREE PROTETTE DELLA PROVINCIA DI PRATO

 

A partire dalla fine del secolo scorso, per fini essenzialmente protezionistici, sono state istituite nella Provincia di Prato alcune “Aree protette” che occupano poco meno di un terzo della superficie provinciale. Per una conoscenza più approfondita dell’argomento si veda questa voce sul “sito specifico” della Provincia. Ci limiteremo ad accennare come il sistema delle Aree protette si suddivide in 3 sottosistemi: 1) quello “Appenninico” (essenzialmente montano) che comprende la Riserva naturale dell’Acquerino e l'area protetta dell'Alta Carigiola; 2) quello della “Media Val di Bisenzio” (dove vi sono rappresentati molti dei territori naturalistici più importanti e ricchi in biodiversità vegetale) che comprende le aree protette della Calvana e del Monteferrato; 3) quello “del Montalbano e delle Cascine di Tavola” (rappresenta l’area più meridionale costituita da pianura e zona collinare e con interesse oltre che naturalistico anche storico) che comprende le aree protette di Artimino, Pietramarina e Cascine di Tavola.

 

 

 

 

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